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      Il buon padre se gli avvicinò delicatamente con un sorriso angelico, e prese a confortargli l'anima con una vocerellina che partiva proprio dal cuore.
      - Padre reverendo, la prego di andar via! - gli bisbigliò nell'orecchio Leopardo con voce cupa e minacciosa.
      - Ma figliuolo dilettissimo, pensate all'anima, pensate che avete ancora pochi momenti, e che io, quantunque indegno ministro del Signore, posso...
      - Meglio nessuno che lei, padre - lo interruppe ricisamente Leopardo.
      La portinaia, pochissimo contenta di quello spettacolo, era tornata pe' fatti suoi, onde il prudentissimo padre non giudicò opportuno l'insistere. Ci diede la sua santa benedizione e se n'andò per dove era venuto. Leopardo lo fermò sull'uscio con una chiamata.
      - Dal limitare del sepolcro un ultimo ricordo, padre, un ultimo ricordo spirituale a lei che suole raccomandar l'anima agli altri. Ella vede come io muoio: tranquillo, ilare, sereno!... Or bene, per morire cosí bisogna vivere come ho vissuto io. Ella, vede, bramerà invano una tale fortuna; si ricorderà di me in sul gran punto, e passerà nell'altro mondo tremante spaventato, come chi si sente nelle polpe le unghiate del diavolo! Buona notte, padre; sull'alba io dormirò piú tranquillo di lei.
      Il padre Pendola se l'avea già battuta facendo un gesto di raccapriccio e di compassione; scommetto che giù per la scala aggiunse molti altri gesti di sommo piacere per averla scapolata cosí a buon mercato. Leopardo non pensò piú a lui e mi pregò immantinente ch'io n'andassi per un altro confessore.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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