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      Era cresciuto buono buono buono; il mio temperamento rammollito dalla soggezione non cercava che pretesti per piegarsi e padroni per obbedire. Allora conobbi tutti i pericoli di quel lasciarsi correre a seconda delle opinioni, e degli affetti altrui; mi proposi per la prima volta di esser io, null'altro che io. Ci son riuscito in un cotale proponimento? A volte sí, ma piú spesso anche no. La ragione non è lí sempre apparecchiata a tirare in senso contrario all'istinto; talvolta complice ignara, talaltra anche maliziosamente ella usa mettersi dal lato del piú forte: allora ci crediamo forti e commettiamo delle viltà, tanto piú spregevoli quanto piú ignorate e sicure dalla disistima del mondo. Non c'è scampo, o speranza. Nell'indole del fanciulletto sta racchiuso il compendio il tema della vita intera: onde io non mi stancherò mai di ripetere: "O anime rettrici dei popoli, o menti fiduciose nel futuro, o cuori accesi d'amore di fede di speranza, volgetevi all'innocenza, abbiate cura dei fanciulli!" - Lí stanno la fede, l'umanità, la patria.
      L'inventario dell'eredità materna era bell'e terminato. Ma tra l'ultima lettera di mia madre e il cartone della busta trovai un foglio con alcune righe scritte, a vederle, di fresco. Infatti portavano la data di due giorni prima, ed erano di mano di mio padre. Non vi posso nascondere che le guardai quasi con ribrezzo e pareva che m'abbruciassero le dita. Peraltro quando mi fui calmato lessi quanto segue:
      Figliuolo mio. Tutto ciò che hai letto di tua madre io poteva celartelo per sempre; ringraziami di averla rialzata nella tua stima a scapito anche di quella che io avessi potuto inspirarti.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253