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      Ho veduto che hai bisogno di conforto e ho voluto lasciartene uno a costo di pagarne salate le spese. Io ho sposato tua madre per amore; questo non posso negarlo; ma io credo che non fossi fatto per questa sorta di passioni, e cosí l'amore mi svampò troppo presto dal capo. La mia partenza pel Levante, le mie fatiche, i miei viaggi colà miravano a un altissimo scopo; in poche parole voleva far dei milioni, e lo scopo lo avrei raggiunto in seguito. Ti confesso che una moglie mi impicciava non poco. Mi si guastò l'umore; la crudeltà con cui io tiranneggiava me stesso riducendo i miei bisogni allo strettissimo necessario, fu creduta da essa una maniera trovata apposta per martoriarla. Le mie continue lontananze e le preoccupazioni di quel grande disegno che mi frullava sempre in capo davano motivo ad alterchi, a risse continue. Ella finí col trovarsi ottimamente in qualunque compagnia turca o rinnegata che non fosse la mia. Sovente tornando a casa io udiva le sue stridule risate veneziane che echeggiavano dietro le persiane; la mia presenza rimenava la stizza, le sgrugnate, le lagrime. Sopratutto al fianco di quel tal fellah mia moglie dimenticava assai facilmente il marito burbero e lontano.
      Allora intervenne a me quello che spesso succede nei temperamenti né troppo generosi né abbastanza sinceri. Divenni geloso; ma forse in fondo in fondo mi accorgeva che la gelosia era un appiglio per dar tanta noia a mia moglie ch'ella fosse costretta ad abbandonarmi. Ti giuro ch'io aspettava con impazienza da parte sua una qualche scena di disperazione, e una domanda assoluta di tornare a Venezia.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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