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      ... Potrei dire che l'essermi confessato vecchio appena mi scontrai con te, fu un buon movimento dell'animo che m'induceva a rappezzare i torti commessi. Comunque la sia, lascio volentieri in ombra questi profondi motivi delle mie azioni che balenano appena in quel barlume di coscienza che m'è rimasto; e non mi faccio bello di virtù piuttosto dubbie che certe. Io ti vidi, ti abbracciai, ti tolsi per mio vero e legittimo figliuolo, ti amai col maggior cuore che aveva, e collocai in te ogni mia ambizione. La tua domestichezza aggiunse forza e dolcezza a tali sentimenti; e con questo che ora ti scrivo sembrami darti una prova che sono tuo padre davvero.
      In procinto di tornare alla mia vita avventurosa e piena di pericoli per inseguir ancora quel fantasma che mi è sfuggito quando appunto credeva di averlo fra le braccia, sul momento di imbarcarmi per una spedizione che potrebbe finire colla morte, non volli tacere un ette di quanto riguarda i nostri legami di sangue. Ho una gran vendetta da compiere, e la tenterò con tutti quei mezzi che la fortuna mi consente: ma tu sei ancora a parte delle mie speranze, e compíto quel grande atto di giustizia, a te s'aspetterà di raccoglierne l'onore ed il frutto. Per questo volli che tu rimanessi, oltreché per le altre ragioni che ti espressi a voce. Bisogna che tu stia sotto gli occhi de' tuoi concittadini per accaparrartene l'affetto e la stima. Rimani, rimani, figliuol mio! Il fuoco della gioventù serpeggia nella gente da Venezia a Napoli; chi pensa di valersene per far carbone a proprio profitto, potrebbe da ultimo trovare un qualche intoppo.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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