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      - Sarà anche coraggio - riprese Spiro - ma è un coraggio cieco e male avveduto. Per me il vero coraggio è quello che ragiona sull'utilità dei proprii sacrifizi. Per esempio non chiamo coraggio il cader d'una pietra dall'alto della montagna che poi si spacca in frantumi nel fondo della valle. È ubbidienza alle leggi fisiche, è necessità.
      - Sicché voi credete che chi si toglie di vita pieghi servilmente sotto la necessità fisica che lo abbatte?
      - Non so s'io creda questo, ma ritengo peraltro che non sia veramente forte e coraggioso quell'uomo che si uccide indarno oggi, mentre potrebbe sacrificarsi utilmente domani. Quando tutto il genere umano sia libero e felice, allora sarà incontrastabile eroismo il togliersi di vita. Potreste citarmi l'unico caso di Sardanapalo, ed anco vi risponderei che Camillo fu piú forte piú animoso di Sardanapalo.
      La vecchia aveva chiuso il Leggendario, e la bruna Aglaura ascoltava le parole di suo fratello guardandolo di sbieco e colla mano posata sul ricamo. Io adocchiava di sottecchi la giovinetta perché mi stuzzicava la curiosità quest'attitudine risoluta e sdegnosa; ma la mamma s'intromise allora a stornare il dialogo da quel soggetto di tragedia, e l'Aglaura tornò tranquillamente a passare e ripassare in un bel panno pavonazzo la sua agucchiata di seta. Parlammo allora delle novelle che andavano per le bocche di tutti, del prossimo sgombro dei Francesi, dell'ingresso in Venezia degli Imperiali, della pace gloriosamente sperata e dispoticamente imposta; insomma si parlò di tutto, e le due donne si mescolavano al discorso senza vanità e senza sciocchezze; proprio con quella discrezione ben avveduta che sanno tenere di rado le veneziane, peggio poi allora che adesso.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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