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      Ella per sola risposta mi buttò le braccia al collo, e riconobbi in quel subito trasporto la mia Pisana d'una volta. Tuttavia ebbi la delicatezza e l'accorgimento di non prevalermene, e le diedi tempo a riaversi e a correggere colla parola la soverchia ingenuità del cuore.
      - Siamo come fratelli, n'è vero? - soggiunse ella imbrogliandosi colla lingua in queste parole, e rassettando l'imbroglio con un colpo di tosse. - N'è vero che staremo bene insieme, come ai nostri giorni beati di Fratta?
      Si stette allora a me di scrollarmi tutto per un brivido che corse per tutte le vene; e la Pisana stoglieva lo sguardo e non sapeva cosa aggiungere, e alla fine io m'addiedi in tempo che per la prima sera eravamo iti anche troppo innanzi e che conveniva separarsi.
      - Ecco - ripresi io facendo forza a me stesso e conducendola nella camera di mio padre - qui tu starai secura, e libera a tuo grado; il letto te lo acconcerò io in quattro salti...
      - Figurati se lascerò fare il letto a te!... È faccenda che s'appartiene alle donne per diritto; anzi io voglio fare anche il tuo, e domattina, giacché c'è qui la caffettiera - (ve n'avea una per ogni canto nella stanza di mio padre) - voglio portarti il caffè.
      Allora ci fu una piccola gara di cortesie che ci svagò dalle prime tentazioni; e contento di essermi fermato lí, io m'affrettai a ritirarmi beato di dormire o di non dormire ancora una notte in compagnia dei desiderii: compagnia molestissima quando non si ha speranza di esserne abbandonati, ma che è piena di delicati piaceri e di poetiche gioie per chi si crede vicino a perderla.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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