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      Ella durò infatti qualche fatica a tornar marmorea e severa come prima; le sue pupille non erano piú tanto immobili, né la sua voce cosí tranquilla e monotona.
      - Ohimè! - diss'ella ad un tratto - io promisi alla buon'anima di mia nonna di suffragarla con cento messe, e non fui ancora in grado di compiere il voto. Ecco l'unica spina che ho adesso nel cuore!...
      La Pisana si affrettò a rispondere colla solita bontà spensierata che quello spino poteva cavarselo dal cuore a sua posta, e che l'avrebbe aiutata a ciò, e che avrebbe fatto celebrar quelle messe ella stessa secondo le intenzioni di lei.
      - Oh grazie! grazie, sorella mia in Cristo! - sclamò la reverenda. - Portami la scheda del sacerdote che le avrà celebrate e tu avrai acquisito un diritto grandissimo alle mie orazioni ed un merito ancor maggiore presso Dio.
      Io non mi trovava bene in cotali discorsi, e mi sorprendeva fra me della facilità con cui la Pisana intonava i proprii sentimenti sopra il tenore degli altrui. Ma buona come la era, e maestra finitissima di bugie, doveva anzi maravigliarmi se l'avesse adoperato altrimenti. Intanto, salutata ch'ebbimo la Clara, e tornati in istrada, mi riprese la paura che fossimo veduti assieme e proposi alla Pisana di andarcene a casa scompagnati, ognuno per una strada diversa. Infatti cosí fecimo, ed ebbi campo a rallegrarmene, perché mossi cento passi mi scontrai ancora nel Venchieredo e nel Partistagno, che questa volta mi si misero alla calcagna e non m'abbandonarono piú. I giri che feci loro fare per quegli inestricabili laberinti di Venezia non saprei ripeterli ora; ma io mi stancai prima di loro, perché mi doleva di lasciar sola tanto tempo la Pisana.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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