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      - Dunque non vuol proprio conoscermi? - mi disse colui mettendosi la palma della mano sul volto, e con tal voce che mi rischiarò subito il discernimento.
      - Aglaura, Aglaura! - io sclamai. - Vedo o stravedo?
      - Sí, sono Aglaura, son io che vi seguo fino da Venezia, che stetti con voi nella medesima barca, che mi refocillai alla stessa osteria, e che non avrei avuto il coraggio di scoprirmi a voi se i vostri sospetti non vi facevano rivolgere a me.
      - Adunque - io soggiunsi fuori di me per la sorpresa - adunque Spiro cercava di voi questa mattina?...
      - Sí, egli cercava di me. Rientrando a casa e non trovandomi piú perché io era venuta intanto alla corriera dopo avermi cangiati gli abiti presso la nostra lavandaia, egli si sarà insospettito di quanto già temeva da lungo tempo. È vero ch'era uscita colla cameriera; ma costei sarà tornata narrando com'io l'avea pregata di lasciarmi sola in chiesa e i sospetti gli saranno cresciuti. Fortuna che per la fretta non ebbe tempo di chiarirsi se quella fosse la verità od una scusa; e cosí quando domandò al padrone se non aveva donne a bordo e colui gli rispose di no, credette davvero ch'io fossi rimasta a pregare, e cercassi forse nella preghiera la forza di resistere alle tentazioni che da tanto tempo mi assediavano. Povero Spiro!... Egli mi vuole bene, ma non m'intende, non mi compatisce!... Anziché intercedere per me egli sarà quello che si farà esecutore delle maledizioni di mio padre!...
      Da queste parole dal suono della voce dal tenor degli sguardi io mi persuasi che la povera Aglaura era innamorata di me, e che il dolore di perdermi l'avea menata a quel consiglio disperato di seguirmi.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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