Pagina (765/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Però io non mi lasciai vincere da questi pregi incantevoli; e con uno sforzo supremo m'apprestava a farla capace del suo strambo operare, a rammemorarla de' suoi genitori, di suo fratello, dei suoi doveri di morale e di religione, a persuaderla fors'anco che il suo non era amore ma momentanea frenesia che in due giorni si sarebbe sfreddata, a protestarle di piú schiettamente se n'era il bisogno, che il mio cuore era già preoccupato e che sarebbe stato inutile ogni sforzo per conquistarlo. A tanto giungeva il mio eroismo. Fortuna che non fu di mestieri; e che la sincerità della donzella mi sparagnò la ridicolaggine donchisciottesca d'una battaglia contro un mulino.
      - Non condannatemi! - riprese ella dopo aver parlato come esposi in addietro, e imponendomi silenzio d'un gesto - prima dovete ascoltarmi!... Emilio è il mio promesso sposo; egli non pensava certamente a mescolarsi in brighe di Stato, in macchinazioni e in congiure quando lo conobbi; fui io a spingerlo per quella via, e a procurargli la proscrizione che nudo di tutto, senza parenti senza amici e cagionevole di salute lo manda a soffrire, a morir forse in un paese lontano e straniero!... Giudicatemi ora; non era dover mio quello di tutto abbandonare, di sacrificar tutto per menomare i cattivi effetti delle mie esortazioni?... Lo vedete bene: Spiro avea torto nel volermi trattenere. Non è l'amore soltanto che mi fa fuggire la mia casa; è la pietà, la religione, il dovere!... Perisca tutto, ma che non mi resti nel cuore un sí atroce rimorso!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Stato Spiro