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      - soggiunse languidamente - voi siete il piú fido e diletto amico ch'io m'abbia: per voi io mi condannerei a vivere, se fosse di bisogno, il doppio del tempo destinatomi dalla sorte. Ma che valore ha mai la mia vita pel bene degli altri?...
      - Ne ha uno di grandissimo, Aglaura! Prima di tutto pei vostri genitori, per vostro fratello che vi ama, vi adora, e voi sola ne sapete il quanto! indi perché vi è un cuore al mondo che ha diritto d'amore e di padronanza sul vostro. Voi amate, Aglaura; voi avete perduto il diritto d'uccidervi, dato che persona possa mai avere questo diritto.
      - Ah sí è vero, io amo! - rispose la donzella con un certo suono di voce che non avvisai se provenisse da affanno di respiro o da amarezza d'ironia. - Io amo! - ripeté ella, e questa volta con tutta la sincerità dell'anima. - Deggio vivere per amare: avete ragione, amico!... Datemi braccio che torneremo a casa.
      Io le feci osservare che di colà non si poteva né salire né scendere senza pericolo, e che ad ogni modo non sarebbe stata prudenza l'avventurarvisi dopo il suo lungo svenimento.
      - Son piú greca che veneziana - sclamò ella rizzandosi alteramente. - Svenni per oppressione di respiro, non per dolore né per paura; ve ne prevengo e credetemelo. Quanto al partire di qui, se salire non si può, scendere si potrà sempre. Non vedete quanto maestrevolmente vi siamo discesi noi!
      I miei ginocchi s'accorgevano della maestria, ed ella s'era calata a volo, ma non son prove da tentarsi due volte. Tuttavia non opposi obbiezioni temendo ch'ella mi giudicasse piú veneziano che greco.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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