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      Cosí mi chiuse la bocca da ultimo, e non se ne parlò piú infatti. Tanto fu allegra spensierata ciarliera nel resto della passeggiata che comunicò anche a me qualche parte del suo buon umore, e se i miei ginocchi ricordavano molto, la mente per quella mezz'ora si dimenticò di tutto.
      - Quello che mi dispiace si è che mangeremo la trota fredda e le sardelle rinvenute! - disse scherzando l'Aglaura quando eravamo per toccare il lastrico del porto.
      Dico il vero che per quanto mi fossi riavuto, non aveva ancora le idee cosí chiare da ripescarvi per entro le sardelle e la trota. Però risi a fior di labbra di questo rammarico dell'Aglaura, e le promisi una frittata se il pesce non conferiva.
      - Ben venga la frittata e voglio voltarla io! - sclamò la fanciulla.
      Saffo che dopo il salto di Leucade rivolta la frittata è un personaggio affatto nuovo nel gran dramma della vita umana. Or bene, io vi posso assicurare che quel personaggio non è una grottesca finzione poetica, ma ch'esso ha vissuto in carne ed ossa, come appunto viviamo io e voi. Infatti l'Aglaura, non trovando di suo grado la trota, si mise alla padella a sbattervi le ova; io credo che la povera trota fosse ignominiosamente calunniata pel ruzzo ch'era saltato alla donzella di cavarsi questo capriccio. Io ammirava a bocca aperta. China col ginocchio sul focolare, col manico della padella in una mano, e il coperchio nell'altra che le difendeva il viso dal fuoco, ella pareva il mozzo d'un bastimento levantino che si ammannisce la colazione.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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