Pagina (796/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Io gli sporsi, s'intende a titolo di prestito, una lira di Milano, col patto che mi conducesse senz'altre chiacchiere da alcuno di quei tre che gli aveva nominato. Buttò via lo schioppo, l'olio, gli stoppacci; fece quattro salti proprio alla meneghina con quella liretta fra il pollice e l'indice, e squadrandomi l'altra mano ben aperta sul naso, corse giù per la scala in cerca dell'oste.
      Fidatevi della probità repubblicana!
      pensai brontolando come un vecchio. - M'era uscito di capo che, con una carta stampata, e una festa nel campo della Federazione, si può bensí avviare ma non compiere il rinnovamento dei costumi, e che d'altronde della gente cui va piú a sangue il vino che far piacere al prossimo ne rimarrà sempre in tutte le repubbliche della terra.
      Finalmente trovai per un corritoio un altro soldatino azzimato, ben composto quasi elegante che corrispose al mio saluto con un inchino quasi cortigianesco, e mi diede del cittadino come quattro mesi prima mi avrebbe dato del conte e dell'eccellenza. Tanto era il bel garbo e la tornitezza della voce. Doveva essere qualche marchese, invasato dall'amore della libertà, che avea pensato farsi frate di cotal nuova religione ascrivendosi ai legionari cisalpini. Martiri eleganti e spensierati che abbondano in tutte le rivoluzioni, e dei quali chi dice male merita la scomunica, perché finiscono con un poco di pazienza a diventar eroi. E ne abbiamo parecchi e di fresca data nel nostro calendario; per esempio il Manara, milanese anche lui come l'anonimo marchesino che mi fece parlare.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Milano Federazione Manara