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      Tutto andava pel meglio. Speranze impazienti e grandissime per la rivoluzione che fremeva a Roma, a Genova, in Piemonte, a Napoli, pel movimento unitario che incominciava dalla prossima aggregazione di Bologna di Modena e perfino di Pesaro e di Rimini alla Cisalpina.
      - Toccheremo a Massa il Mediterraneo; - diceva Lucilio - come c'impediranno che si tocchi a Venezia l'Adriatico?...
      - E i Francesi? - gli domandai.
      - I Francesi ci aiutano bene, perché noi non saremmo in grado di aiutarci da noi. Sicuro che bisogna stare cogli occhi aperti, e non sorbire le frottole come da quello sciocco di Villetard: e sopratutto tener salde colle unghie e coi denti le nostre franchigie e non lasciarcele tôrre per oro al mondo.
      Erano presso a poco le mie idee; ma dal calore della voce, dalla vivacità del gesto capii di leggieri che la grandiosa solennità del mattino aveva riscaldato anche la guardinga immaginazione di Lucilio, e ch'egli non era in quella sera il medico spassionato di due mesi prima. Cosí mi piaceva di piú; ma era meno infallibile e per quanto i suoi pronostici concordassero coi miei, non volli ancora fidarmene alla cieca. Gli mossi adunque un qualche dubbio sull'ignoranza e sull'inesperienza del popolo che mi pareva non atto alla sapiente civiltà degli ordinamenti repubblicani, e sull'insubordinazione che aveva osservato io stesso nelle milizie recentemente formate.
      - Sono due obiezioni cui si risponde con un solo ragionamento - soggiunse Lucilio. - Che si vuole ad educare dei soldati disciplinati?


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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