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      - Che è? - diss'io.
      - Eh nulla! gli è che io pure conosco questa signora cosí di riverbero; e mi maravigliai di trovarne il nome in una lettera indirizzata a voi. Se avessi pensato che il Venchieredo è delle vostre parti non mi sarei stupita tanto.
      - E come conoscete i Venchieredo voi?
      - Li conosco, oh bella, perché li conosco!... Anzi no, voglio dirvelo. Erano essi in qualche corrispondenza, di interessi suppongo, con Emilio.
      - A proposito, deggio darvi una triste notizia.
      - Quale?
      - Il signor Emilio Tornoni è partito per Roma. (Tacqui, per prudenza, della contessa).
      - Lo sapeva; ma tornerà - rispose l'Aglaura con piglio quasi di sfida. - Vi pregherò intanto di informarvi domani se fosse qui il signor Ascanio Minato, aiutante del generale Baraguay d'Hilliers, e il signor d'Hauteville segretario del generale Berthier. Sono persone che mi premono per le notizie di Emilio che posso averne all'uopo.
      - Sarete servita.
      - E ditemi, avete saputo null'altro di lui?
      - Null'altro!
      - Nulla, nulla?... proprio nulla?
      - Nulla vi dico. - Era quasi per prender soggezione della giovinetta udendola parlare con tanta indifferenza d'aiutanti e di generali; ma non volli significarle il tacito disprezzo da me notato negli atti di Lucilio e di Del Ponte quando ebbi loro a nominare il Tornoni.
      Sapeva quanto piacere si dà alle innamorate sparlando dei loro belli.
      - Aglaura - ripresi dopo un istante di silenzio per ravvivare la conversazione - voi siete abbastanza misteriosa, e converrete che la mia bontà e la mia discrezione.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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