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      - Pisana, perché mi guardate a quel modo? - soggiunsi.
      - Perché? - diss'ella - perché vi odio, perché vi disprezzo, perché vorrei potervi fare piú onta che non vi feci col buttarmi nelle braccia d'un altro...
      Io inorridii di tanto cinismo; ella se n'avvide e si contorse tutta come uno scorpione toccato da una bragia. Si pentiva d'essersi mostrata qual era, veramente diabolica ed insensata in quel momento di rabbia.
      - Sí - riprese ella - guardami pure!... Io posso amare un uomo ogni giorno, quando tu giuravi di amar me, e macchinavi già di rapire l'Aglaura!...
      - Insensata! - gridai. Corsi al mio baule, ne trassi alcune lettere di mia sorella, e le buttai sulla tavola dinanzi a lei. - Un lume! - ordinai poi sulla porta; ed avutolo lo posi vicino alla Pisana, e le dissi: - Leggete!
      La fortuna mi aiutava col lasciarle ignorare ch'io non conosceva la mia parentela coll'Aglaura quand'eravamo fuggiti da Venezia; avvisai utile il lasciarglielo ignorare anch'io, per non inviluppare piucchemai i mille particolari di quella scena dolorosa e malagevole. Ella lesse due o tre di quelle lettere, le passò ad Ettore dicendo: - Leggete anche voi! - e mentr'egli le scorreva in fretta dando segno di maraviglia e di dispiacere, ella andava dicendo fra i denti: - Mi hanno tradita!... È stata una congiura!... Maledetti, maledetti!... Li divorerò tutti!...
      - No, Pisana, nessuno ti ha tradito; - le dissi io - tu fosti a tradir me!... Sí, tu!... Non difenderti!... Non invelenirti contro di me!... Ma se m'avessi amato davvero, oh io poteva essere spergiuro infame scellerato che mi ameresti ancora!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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