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      ... Lo sai, Pisana, lo sai perché te lo dico?... gli è perché lo sento. Gli è perché tal quale or sei, mi vergogno a dirlo, io t'amo, io t'adoro ancora!... No, non sgomentirti! Ti fuggirò, non mi vedrai mai piú!... Ma lasciami prendere di te questa sola vendetta, che tu sappia di aver fatto l'eterna sventura di quell'uomo al quale potevi essere gioia, conforto, felicità per tutta la vita!...
      Carafa aveva scorso intanto alcune delle lettere e me le rese dicendo:
      - Perdonate; m'ingannò la voce pubblica, ma non ebbi intenzione d'ingannare.
      Una cotal scusa in bocca d'un tal uomo mi commosse a segno che a stento frenava le lagrime; infatti io vedeva il gran sforzo indurato dal signor Ettore per poter ottener tanto dal proprio animo. L'alterigia piegava sbuffando sotto la forza inesorabile della volontà. La Pisana piangeva e una doppia vergogna le impediva di rivolgersi al pari al signor Ettore e a me. Questi ebbe compassione, non so bene se di me o di lei, e mi chiamò per qualche momento, diss'egli, fuori della stanza. Mi narrò com'era stato il suo primo abboccamento colla Pisana, com'ella sapendomi ufficiale al suo servigio si rivolgesse a lui per piú certa contezza, e che ella era già delirante di gelosia, ed egli invaghito di lei al primo sguardo. Insomma mi confessò che, credendomi innamorato morto della mia greca, non aveva creduto illecito il giovarsi di quella fortuna che gli capitava in mano; tanto piú soave e desiderata, quanto pochissime volte l'amore era penetrato nel suo duro petto di soldato.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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