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      Quel popolo di Napoli, che armato in campo erasi sperperato dinanzi ad un pugno di Francesi per la complicatissima ignoranza del barone Mack, quel popolo stesso abbandonato dal Re, dalla Regina e da Acton, rovina del Regno, venduto dal vice-re Pignatelli ad un armistizio vile e precipitoso, senz'armi e senz'ordine, in una città vastissima e aperta d'ogni lato, si difese due giorni contro la cresciuta baldanza dei vincitori. Si ritrasse nelle sue tane vinto ma non scoraggiato; e Championnet, entrando trionfalmente il ventidue gennaio millesettecentonovantanove, sentí sotto i piedi il suolo vulcanico che rimbombava. Sorse una nuova Repubblica Partenopea; insigne per una singolare onestà fortezza e sapienza dei capi, compassionevole per l'anarchia, per le passioni spietate e perverse che la dilaniarono, sventurata e mirabile per la tragica fine.
      Non erasi ancora stabilito a dovere il nuovo governo che il cardinal Ruffo colle sue bande sbarcava di Sicilia nelle Calabrie e poneva in grave pericolo l'autorità repubblicana in quell'estremo lembo d'Italia. Alcune terre lo accoglievano come un liberatore, altre lo ributtavano come assassino, e fortunatamente si difendevano, o venivano prese, arse, smantellate. Masnade di briganti capitanate da Mammone, da Sciarpa, da Fra Diavolo secondavano le mosse del Cardinale. Sette emigrati c̣rsi, spacciando uno di loro per principe ereditario, avevan bastato per levar a romore buona parte degli Abruzzi; ma i Francesi si opponevano gagliardamente, e ne impiccavano taluni con esempio solenne di giustizia.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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