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      Il vecchio non si scompose per nulla alle mie aspre parole, e facendomisi piú vicino mi disse d'aver cose importantissime a comunicarmi, e che persona legata a me con vincoli sacri di parentela desiderava vedermi prima di morire. Io balzai in piedi perché la mente mi corse subito a qualche stranezze della Pisana, ed era tanto disposto a veder ogni dove disgrazie, che ricorreva subito alle piú funeste ed irreparabili. Temeva che avendomi saputo solo nelle Puglie le fosse saltato il ticchio di raggiungermi e che avvolta in quel massacro di Molfetta ne fosse rimasta vittima. Afferrai adunque il braccio del prete e lo trascinai fuori dell'osteria avvertendolo con ciò che se avesse voluto corbellarmi non era io l'uomo disposto a sopportarlo. Quando fummo nel buio d'una contrada solitaria:
      - Signor capitano - mi bisbigliò sommessamente nell'orecchio il prete. - È suo padre...
      Non lo lasciai proseguire.
      - Mio padre! - sclamai. - Cosa dice ella di mio padre?...
      - L'ho salvato oggi di mezzo a quei furibondi che ci hanno assaltato oggi - soggiunse il prete. - È un vecchio piccolo e sparuto che udendo proclamare il nome del signor capitano ha cominciato a dibattersi sul letto ov'io l'aveva fatto adagiare, e mi ha chiesto conto di lei, e dice e sacramenta ch'egli è suo padre, e che non morrà contento se non giunge prima a vederlo.
      - Mio padre! - seguitava io a balbettare quasi fuori di me; correndo piú che non potessero tenermi dietro le gambe del vecchio abate. Potete immaginarvi se in quel momento poteva metter ordine ai pensieri che mi stravolgevano la mente!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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