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      Ma per quanto io avessi cercato di rappiccare corrispondenza con lui, egli non si degnava piú di rispondere alle mie lettere. Io mi stancai di picchiare dove non mi si voleva aprire, e m'accontentai di ricevere sue novelle di rimbalzo o da qualche conoscente di Portogruaro o dalle voci che correvano in piazza. Lo si diceva medico in gran fama a Londra, e accreditatissimo presso le principali famiglie di quell'aristocrazia. Sperava molto nell'Inghilterra per la cacciata del tiranno Bonaparte dalla Francia e pel riordinamento dell'Italia: le idee giuste e moderate non gli aveano durato a lungo; la smania del fare e del disfare lo aveva tratto fuori di strada un'altra volta. Comunque la sia io non mi fermai a Venezia che circa un mese sperando sempre di ottenere dal conte Rinaldo la sospirata procura; ma non altro mi venne fatto d'estorcergli che il permesso di vendere alcune pezze staccate di quei paduli; il resto lo volea proprio serbare per la futura redenzione della famiglia. Cosí si cavarono da quelle vendite poche migliaia di lire che servirono soltanto a fornire di qualche posta piú grossa il tavoliere da gioco della vecchia Contessa. È proprio vero che la morte ruba i migliori, e lascia gli altri; costei ch'era la rovina della casa non facea mostra di volersene andare; e cosí pure quell'incommodo marito Navagero s'ostinava a non voler lasciar vedova la moglie.
      Io sperava di condur meco in Friuli l'Aglaura e alcuno de' suoi ragazzini; ma la morte della suocera la trattenne in famiglia: vera disgrazia, anche perché l'aria campagnuola le avrebbe giovato per certi incommoducci che la cominciava a soffrire.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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