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      L'Aquilina parlava allora colla Bradamante ma rimase un momento svagata.
      - Cos'hai? - le chiese la sorella.
      - Nulla, nulla - rispose tramortita la novella sposa. - Non ti pare che qua dentro si affoghi dal caldo?...
      Io udii quelle parole benché pronunciate a bassissima voce; e non pensai piú che a compiere i nuovi doveri che mi era imposto. Fui gentile, amoroso coll'Aquilina fino al finir della festa. E poi?... E poi m'accorsi che in certi sacrifizi la Provvidenza, forse per retribuirne il merito, sa mettere qualche discreta dose di piacere. L'innocenza, la leggiadria di mia moglie vinsero affatto la causa; e feci assoluto proponimento di mostrarmele sempre buon marito. "Quello che è fatto è fatto" pensai "il da farsi facciamolo bene...".
      Non credo che l'Aquilina s'accorgesse nemmeno durante i primi giorni dello sforzo indurato per dimostrarle quell'ardenza d'amore che infatti io non sentiva. Ma a poco a poco m'abituai a volerle bene in quel nuovo modo che doveva; non durai piú tanti sforzi; e se sospirava ripensando al passato, trovava che anche senza molta filosofia si poteva accontentarsi del presente. Le opere buone sono una gran distrazione. Quella di far felice mia moglie mi occupò tutto, e mi vidi dopo un solo mese piú buon marito di quanto non avrei mai osato sperare.
      La Pisana fu testimone di questo mio interno mutamento. Persuaso che quel suo grande ma troppo facile sacrifizio a favore della Aquilina non potesse spiegarsi che con un sensibile raffreddamento del suo amore per me, non mi diedi briga per nasconderle l'agevolezza ch'io trovava maggiore d'ogni speranza nel rassegnarmi a portare la mia parte di sacrifizio.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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