Pagina (1053/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Di piú mi toccava soffocar tutto per non crescerle affanno colle mie smanie, ma ella veniva incontro a' miei nascosti dolori coi piú delicati conforti che si potessero immaginare. Si sentiva morire e parlava di convalescenza; aveva il fuoco d'una febbre micidiale nelle vene e compativa il mio male come il suo non fosse nemmen degno che se ne parlasse. Divisava sempre di uscire la settimana ventura; pensava quali creditucci aveva nel tale e nel tal luogo per far fronte alle maggiori spese e ai mancati proventi di quel frattempo, si studiava insomma di farmi dimenticare la sua malattia o persuadermi che credeva ad un vicinissimo miglioramento. Io passava cionullameno le notti ed i giorni al suo capezzale, tastandole ogni poco il polso e interrogando con intento orecchio il suo respiro greve ed affaticato.
      Oh quanto avrei pagato io un barlume di luce per intravvedere le sue sembianze, per capacitarmi di quello che doveva credere alle sue parole pietosamente bugiarde! Con quanto sgomento non seguiva io il medico fin sul pianerottolo pregandolo e scongiurandolo che mi dicesse la verità! Ma piú d'una volta sospettai che ella ci venisse dietro appunto per impedire al medico che disubbidisse alla sua raccomandazione e tutto mi dichiarasse il pericolo del suo stato!... Quando poi io non voleva ad ogni costo acchetarmi alle sue proteste, ell'aveva ancora il coraggio di adirarsi, di pretendere che le credessi per forza e che non mi martoriassi con paure immaginarie. Oh ma io non restava ingannato da queste frodi!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253