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      ... Il cuore mi ammoniva della sciagura che ci minacciava, e le pozioni che il medico ordinava non erano tali che si convenissero ad un lieve incommodo passeggiero. Eravamo allo stremo d'ogni cosa; mi convenne vendere le biancherie i vestiti; avrei venduto me stesso per procurarle un momentaneo sollievo.
      Dio finalmente ebbe compassione di lei e delle mie orribili angosce. Il malore fu domato se non vinto; l'ardore febbrile si rallentò nel suo corpo estenuato; riebbe a poco a poco le forze. Si alzò dal letto, volle subito licenziar la fantesca per risparmiare la spesa, e accudir lei alle faccende di casa; io me le opposi quanto seppi, ma la volontà della Pisana era irremovibile; né malattie né disgrazie né persuasioni né comandi valsero mai a piegarla.
      I primi giorni che uscí di casa non mi lasciai vincere neppur io e volli accompagnarla: ma ella se ne stizziva tanto che mi convenne anco di questo accontentarla e lasciare ch'ella uscisse sola.
      - Ma Pisana - le andava io dicendo - non mi vuoi dar ad intendere che devi raccogliere qua e là qualche piccolo credito delle tue lezioni? Andiamo dunque, io ti accompagnerò dove vorrai.
      - Bella guida - mi rispondeva celiando - bella guida quella d'un cieco! Davvero che io ho tutta la voglia di diventar ridicola mostrandomi per le case a questo modo!... E poi chi sa cosa andrebbero a pensare! No, no, Carlo. Gli Inglesi sono scrupolosi: te lo dico e te lo ripeto che non mi farò vedere che sola.
      Adunque pur brontolando e per nulla persuaso della verità di quanto mi diceva, io dovetti lasciarla fare a suo talento.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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