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      Ricominciò daccapo colle sue lunghe assenze, durante le quali io stava sempre col cuore sospeso, e dubitando di non vederla tornare mai piú. Infatti alle volte tornava a casa tanto esausta di forze che per quanto si sforzasse non giungeva a nascondermi il suo sfinimento. Io ne la rimproverava dolcemente, ma poi mi convenne tacere affatto perché ogni piú lieve rimbrotto le dava tanta stizza che per poco non l'assalivano le convulsioni. Non credo che fosse possibile immaginare miseria maggior della mia.
      Londra, voi lo sapete, è grande; ma le montagne stanno e gli uomini girando s'incontrano. Cosí dunque avvenne che la Pisana s'incontrò una mattina nel dottor Lucilio il quale io supponeva sí che fosse a Londra, ma non avea voluto rivolgermi a lui, per la freddezza dimostratami tanto ingiustamente per l'addietro. S'incontrò adunque colla Pisana; costei gli raccontò le mie vicende e le sue, e la cagione per la quale allora eravamo a Londra sprovvisti di tutto. Sembra che la mia posizione lo persuadesse della falsità di quelle accuse ch'egli in altri tempi avea ritenute vere a mio discapito. Infatti mi venne a trovare e mi dimostrò tanta amicizia quanta forse mai non me ne aveva mostrata. Era un bel modo di chieder perdono della lunga ingiustizia; né di piú io poteva pretendere dall'indole orgogliosa di Lucilio. Bensí mi riconfortai assaissimo di quell'incontro, e lo presi per una promessa della Provvidenza che le sorti nostre avessero a cambiare in meglio. Non ebbi che a convincermi sempre di piú di questa felice persuasione per la bella piega che parvero prendere allora tutto d'un tratto le cose nostre.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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