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      - Almeno non avete dato altrui il vostro spirito da intisichirlo! - soggiunse mestamente Lucilio.
      Io compiansi nel mio cuore quell'animo forte e tenace che da quarant'anni covava una piaga; e non voleva saperne né di guarigione né d'obblio. Era l'orgoglio smisurato di chi vuol sentire il dolore per mostrarsi capace di sopportarlo, e poterlo rinfacciare altrui come un tradimento o una viltà. Il medico riverito dai duchi e dai Pari di Londra non ripudiava il mediconzolo di Fossalta; non confessava di esser stato piccolo, ma pretendeva di esser sempre stato grande ad un modo; e la ferrea vecchiaia porgeva la mano alla bollente giovinezza per sollevarla alla ricompensa d'ogni dolore, alla forza incrollabile della coscienza sicura in se stessa.
      In quei pochi giorni che precedettero l'arrivo dei nostri viaggiatori, la Pisana mi si mostrava piú fredda che pel consueto; ma di tratto in tratto le saltava qualche strano capriccio di tenerezza, e dopo si ostinava a provarmi con mille sgarberie che era stato un mero capriccio quasi una burla.
      - Povero Carlo! - diceva ella talvolta. - Cosa sarebbe stato di te se la compassione non mi persuadeva di farti un po' di assistenza! Anche fu fortuna che la seccaggine di quel mio vecchio marito mi invogliasse di partire da Venezia; cosí ti ho procacciato qualche utile e tu avrai presto il bene di rabbracciare i tuoi cari.
      Ella non m'aveva parlato mai con tale crudezza; e dava ben pochi indizi di generosità col noverarmi quasi la lista dei beneficii ch'io doveva unicamente alla sua compassione.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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