Pagina (1067/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Maurogenia di Mirone corre i mari con un vascello, solleva l'Eubea e promette la mano di sposa a chi vendicherą sugli Ottomani il supplizio di suo padre. La moglie di Canaris a chi le disse che aveva per marito un prode, rispose: - Se non fosse, l'avrei sposato? - Cosķ, o Carlo, le nazioni risorgono.
      Giunta appena, trovai mio figlio Demetrio che tornava colle navi di Canaris dall'aver abbruciato a Tenedo la flotta turca. Colą le flotte cristiane d'Europa stavano contro di noi; la croce alleata della mezzaluna contro la croce! Dio disperda gli infedeli e i rinnegati prima di loro. Demetrio aveva abbrustolita una guancia e mezzo il petto dalla fiamma della pece; ma il mio cuore materno lo riconobbe; egli ebbe fra le mie braccia la ricompensa degli eroi, la gloria di veder insuperbire a diritto la madre. Spiro e Teodoro chiusi in Argo con Ipsilanti attendevano a frenare il torrente dei Turchi mentre Colocotroni e Niceta tagliavano loro la ritirata alle spalle coll'insurrezione dei montanari.
      Oh Carlo! fu un bel giorno quello in cui tutti quattro ci riabbracciammo lą sulle soglie quasi del Peloponneso libero affatto da' suoi nemici. Si affortificava Missolungi, Napoli di Romania era nostro. La marina aveva un porto, il governo una rocca, e la Grecia trionfa al pari della barbara tirannia di Costantinopoli che della venale inimicizia delle flotte cristiane. Omai qualunque nave porti ai Turchi armi viveri munizioni sarą passata per le armi; la barbarie otterrą forse quello che non ottennero gloria eroismo sventura.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Mirone Eubea Ottomani Canaris Carlo Demetrio Canaris Tenedo Europa Teodoro Argo Ipsilanti Turchi Colocotroni Niceta Carlo Peloponneso Missolungi Napoli Romania Grecia Costantinopoli Turchi