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      Io lo ripeto, Carlo - bada a tua sorella che non può darti un consiglio snaturato. Mandaci i tuoi figli: per essere buoni Italiani converrà si facciano un pochettino Greci; e allora vedremo quello che non si vide finora. - Se sei ancora a Londra e se hai teco la Pisana, salutami lei e il dottor Lucilio Vianello che stimo ed amo per fama. Abbiamo qui un alfiere di vascello napoletano, Arrigo Martelli, che dice di averti conosciuto, e doverti assai fino dal tempo della Rivoluzione francese. Egli pure si raccomanda che ti ricordi a lui, e di parteciparti che suo fratello è partito per l'America del Sud ove si faceva grande richiesta di buoni ingegneri.
      Addio, mio Carlo!... Bada a star forte nelle tue infermità e se ti permettono un viaggio vieni anche tu fra noi!... Oh che bel sogno!... Vieni, che sarai benedetto da tutti quelli che ti amano!...
     
      Io son fatto cosí. Dopoché Lucilio mi lesse quanto sopra, io feci chiamar Luciano, e gli porsi la lettera perché la leggesse, e attesi intanto alle espressioni che si dipingevano sulle sue maschie ed aperte sembianze. Non era giunto ancora alla fine del foglio che mi si gettò fra le braccia esclamando: - Oh sí, padre mio, lasciami partire per la Grecia!
      D'una stretta di mano io ringraziai l'Aquilina ch'essendo entrata in quel punto, mi si era seduta daccanto.
      - Di che si tratta? - chiese ella.
      Ed io le spiegai le profferte e gli inviti che ci venivano dalla Grecia.
      - Se hanno vera vocazione, partano pure; - ella rispose facendo forza a se stessa - bisogna correre ove si è chiamati, altrimenti non si fa nulla di bene.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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