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      Piuttosto che abbassare coi sensi la ragione umana, mille volte meglio sublimarla coll'immaginazione e col sentimento. Grazie, o Pisana, di quest'ultimo conforto che mi piove dall'alto dei cieli. Tu sola potevi tanto sopra di me. Non credo, non ragiono, ma spero.
      Quand'ella fu tornata in sé l'Aquilina le domandò se voleva che si chiamasse un prete perché la religione assicurasse viemmeglio la meravigliosa serenità del suo spirito.
      - Oh sí! - rispose ella sorridendo mestamente. - A mia sorella dorrebbe assai di sapere ch'io fossi morta senza prete!
      - No, non parlar di morire! - soggiunse l'Aquilina, - i conforti della religione aiutano anche a vivere secondo la volontà del Signore.
      - Vivere o morire è lo stesso dinanzi a lui - riprese con voce calma e solenne la Pisana; poi rivolse a me una lunga occhiata di speranza. Io mi asciugai gli occhi furtivamente, e nel rivolgermi all'altro lato vidi mio cognato e i due ragazzi che contemplavano meravigliati e quasi invidiosi quella forte moribonda. Tutto spirava intorno a quel letto pace e grandezza; e io pure finii col credere che non si trattasse di altro che della separazione di pochi anni; non assisteva ad una morte disperata ma ad un mesto ed amichevole commiato. Venne Lucilio che tastò il polso e sorrise alla morente come volesse dirle: partirai fra breve ma in pace. Egli pure credeva. Venne da ultimo il prete col quale la Pisana s'intrattenne a lungo senza cinico disprezzo e senza affettata divozione. Contenta com'era di sé non le fu difficile persuadersi d'essere in pace con Dio; e i primi funerali che si celebrano con pompa sí lugubre e spaventosa al letto degli agonizzanti, non alterarono per nulla il suo aspetto sereno.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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