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      Voi piuttosto, caro Raimondo, come ve la siete cavata colla sua sorellina che non avea, mi pare, la minima disposizione di farsi monaca? Se vi ricordate, l'ultima volta che fui a Venezia ne eravate ancora infervorato!... Giuggiole! Credo che ci sian corsi sopra vent'anni!...
      - Eh, eh! Ci son corsi sopra altro che anni! - soggiunse Raimondo - ne avrò delle belle da raccontarvi giacché siete tanto in addietro. Prima di tutto sapete la conclusione: la bella Pisana è morta.
      - Morta! - sclamò il Partistagno. - Non lo avrei mai creduto; le donne non muoiono cosí facilmente.
      - Infatti la Pisana vi ha durato una grandissima fatica - continuò Raimondo. - Figuratevi che ha fatto la serva per due anni al suo amante; ve ne ricordate?... A quel Carlino Altoviti!...
      - Sí, sí, me ne ricordo!... Quello che girava lo spiedo a Fratta e che poi è stato segretario della Municipalità.
      - Per l'appunto. Or dunque la Pisana sembra che alla sua maniera gli volesse un gran bene a quel Carlino. Del novantanove furono insieme a Napoli e a Genova, sempre col consenso di quell'ottimo Navagero che l'avea sposata: in seguito vissero fra loro come marito e moglie a varie riprese finché, non si sa come, essa incastrò nei fianchi all'amante una ragazza di campagna e gliela fece sposare. Sapete che fu una bella scena! Ognuno volle farvi sopra i suoi commenti, ma non si venne in chiaro di nulla! Voi, caro generale, che avete una sí fervida immaginazione, dovreste sciogliere il problema. Via, udiamo: cosa ne direste?


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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