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      - Benissimo! - ripigliai - ma io certo non vorrei avere sulla coscienza quest'ignoranza! - Infatti il vecchio Ormenta morí pochi giorni dopo accompagnato dalla generale esecrazione; ma se vi fu sentimento che vincesse in veemenza e in universalità quell'odio postumo contro di lui, esso fu certamente quello che sorse nel cuore di tutti contro l'ingratitudine e l'empietà di suo figlio che contrattò egli stesso le spese del funerale, adí l'eredità col benefizio dell'inventario, e rifiutò la mercede al medico perché il passivo fu trovato maggiore dell'attivo.
      Nonostante i diverbi fra me e mia moglie su questo od altri argomenti consimili si ripetevano sempre piú spessi e finirono col guastare d'assai la nostra pace. Se io non m'avessi ridotto a mente le ultime raccomandazioni della Pisana, forse saremmo venuti a qualche grosso guaio; ma tirava innanzi con pazienza e forse con maggior indulgenza che non convenisse alla mia qualità di padre, perché della soverchia balía lasciata in allora all'Aquilina sopra i figliuoli, dovetti pentirmi in appresso e indurarne rimorsi tanto piú acuti quanto piú vani e tardivi. La piccola Pisana pigliava su quelle maniere solite dei torcicolli che rendono sospette e spiacevoli perfino le virtù, e Giulio accarezzato e vezzeggiato dai maestri cresceva sempre in superbia, ed era oggimai tanto presuntuoso da non si sapere come persuaderlo ch'egli avesse fallato.
      Io capiva benissimo dove lo potevano condurre quei difettacci; ché adulandolo e lusingandolo un pochino ognuno lo avrebbe piegato a qualunque porcheria, ed egli avrebbe sempre creduto di essere dalla parte della ragione.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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