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      Dicevano per Venezia: - Ecco il cavalier Alfonso Frumier che è uscito or ora di collegio. - Aveva all'incirca sessantacinque anni, e la signora Correggitrice passavi settanta quando s'era decisa a morire. Per trovare una costanza simile a questa bisognerebbe risalire ai primordi del genere umano quando non c'era che un uomo ed una donna sola. In quel contagio credo che morisse anche la Doretta che dopo una vita piena di vitupero e di pellegrinaggi era tornata in Venezia ad infamare la propria vecchiaia. Certo seppi dalla signora Clara ch'ella mancò nell'estate di quell'anno nell'Ospitale. Io l'avea incontrata parecchie volte, ma finto di non conoscerla perché la sua sozza figura mi moveva proprio ribrezzo; e mi sapeva di sacrilegio l'unire la memoria di Leopardo a quella svergognata creatura. Peraltro anche la sua fine contribuí a persuadermi che una suprema giustizia domina le vicende di questo mondo; e che vi sono sí molte e dolorose eccezioni, ma in generale ne resta confermata la regola che il male raccoglie male. Durante la giovinezza, quando l'animo bollente ed impetuoso non ha tempo di considerare le pienezze delle cose, ma s'arresta piú facilmente ai particolari, è possibile il prender abbaglio. Di mano in mano poi che il giudizio si raffredda e che la memoria fa maggior tesoro di fatti e di osservazioni, cresce la confidenza nella ragione collettiva che regola l'umanità, e s'intravvede la sua salita verso migliori stazioni. Cosí non accorgiamo il pendio d'un torrente nello spazio di pochi piedi ma bensí a specularlo da un'altura in buona parte del suo corso.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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