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      Intanto andava tenendola d'occhio alla lontana, e non mi pareva che traesse molto buon frutto dalle sue devozioni. Era umile ed affettuosa con sua madre, con me del pari serbava un contegno modesto e discreto, e quando si trovava in mezzo alla gente in nostra compagnia pareva addirittura una santoccia. Ma coi servi colle cameriere si mostrava dura ed altera; e a sbalzi poi l'udiva scherzare e ridacchiare insieme ad essi con modi tali che dissomigliavano da quelli tenuti in nostra presenza. Cosí se sua madre voltava l'occhio quando si trovavano in qualche brigata, subito mandava via occhiate di fuoco a destra e a sinistra, e m'accorgeva che non si sbagliava nel cernere i bei giovani dai brutti. Arrossiva anche talora e si storceva sulla seggiola in modo che dimostrava la malizia maggiore della santitŕ. Insomma io non era quieto per nulla sul suo conto, e quando l'Aquilina, pur consentendo che Giulio dava un po' nello scapato, si consolava della sua buona fortuna e ringraziava il cielo di averci compensato a mille doppio in quella eccellente figliuola, io non poteva stare che non torcessi un po' il grugno.
      - Come? Che avresti a ribattere? - saltava su mia moglie con una voce aspra e convulsa che le serviva costantemente nei suoi colloqui col marito.
      - Eh, nulla! - diceva io fregandomi il mento.
      - Nulla, nulla!... Credi che io non capisca i tuoi attucci da censore malcontento?... Ma via mo, sentiamo che avresti ad osservare sul conto della Pisana!... Non č bella e perfetta che pare un angelo?


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Aquilina Giulio Pisana