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      Nessun miglior maestro dell'amore; egli insegna anche quello che non sa.
      Mentre la strana condotta di Giulio e la dubbia conversione della Pisana mi tenevano col cuore sospeso, le dimostrazioni in piazza prendevano per tutta Italia un tenore piú fiero e guerresco; dalla Francia mutata improvvisamente in Repubblica soffiava un vento pieno di speranza; la rivoluzione minacciò a Vienna, proruppe a Milano, e fu compiuta anche a Venezia nel modo che tutti sanno. In quei momenti, per quanto fossi vecchio, mezzo cieco e padre di famiglia, certo non ebbi tempo di pensare a' miei affaruzzi di casa. Uscii in piazza cogli altri, buttai via i miei settant'anni, e mi sentii piú forte piú allegro piú giovane che non lo fossi mezzo secolo prima, quando avea fatto la mia prima comparsa politica come segretario della Municipalità.
      Si armava allora la Guardia Nazionale, e mi vollero far colonnello della seconda legione; senza consultare né gli occhi né le gambe io accettai con tutto il cuore; richiamai alla memoria tutto il mio antiquato sapere di tattica militare, misi in fila e feci voltare a destra ed a sinistra alcune centinaia di giovani buoni e volonterosi, indi me n'andai a casa col cervello nelle nuvole, e l'Aquilina al vedermi incamuffato in una certa assisa che mi dava figura piú di brigante che di colonnello, fu per cadere in terra per un repentino travaso di bile. Checché ne mormorasse la moglie, mangiai all'infretta un boccone, e tornai fuori ai miei esercizi; vi giuro che non mi sentiva indosso piú di vent'anni.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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