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      Le parole ch'ella aggiunse di suo proprio pugno sotto il giornale di Giulio furono e saranno sempre inondate dalle mie lagrime ogniqualvolta le leggerò.
     
      Padre - diceva ella - mi rivolgo a voi, perché altro padre, né fratello, né parente io ho piú sulla terra; soltanto due figliuoletti mi siedono ora sulle ginocchia, che domani giocheranno su una tomba. Padre mio, divisi da tanto mondo, pure l'affetto, o morti o vivi, ne congiungerà sempre. Io ho amato il vostro Giulio come lo amaste voi; ora egli mi chiama dall'alto dei cieli ed io per volontà di Dio son la prima a seguirlo. Oh perché non ho potuto bearmi almeno una volta delle vostre venerabili sembianze? Sconosciuti l'uno all'altra passammo per questa terra, ed eravamo tanto uniti quanto lo può essere a padre figliuola. Ma anche questa è un'arra che ci vedremo nel cielo. Dio non può dividere per sempre l'amore dall'amore; e gli spiriti traverso gli spazii dell'universo si trovano piú facilmente che due amici in un piccolo paese. Oh padre mio, voi tarderete a seguirci, tarderete pel bene dei figli nostri. Lo so; c'invidierete, e il tardare vi sarà un tormento, ma, per carità, non abbandonateli orfani affatto sopra la terra! Io son donna, io son debole, eppur prego e scongiuro Iddio ch'essi imparino dal vostro esempio e dalla vostra bocca ad imitare il padre mio. A rivederci, a rivederci in cielo!...
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      Cosí si volgeva a me quell'anima celeste dal suo letto di morte e posava la penna per posar insieme i dolori della sua vita mortale.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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