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      interprete di sogni (ché da Giove
      anche il sogno procede), onde ne dicaperché tanta con noi d'Apollo è l'ira:
      se di preci o di vittime negletteil Dio n'incolpa, e se d'agnelli e scelte
      capre accettando l'odoroso fumo,
      il crudel morbo allontanar gli piaccia.
      Così detto, s'assise. In piedi alloradi Testore il figliuol Calcante alzossi,
      de' veggenti il più saggio, a cui le coseeran conte che fur, sono e saranno;
      e per quella, che dono era d'Apollo,
      profetica virtù, de' Greci a Troia
      avea scorte le navi. Ei dunque in mezzopien di senno parlò queste parole:
      Amor di Giove, generoso Achille,
      vuoi tu che dell'arcier sovrano Apollo
      ti riveli lo sdegno? Io t'obbedisco.
      Ma del braccio l'aita e della vocea me tu pria, signor, prometti e giura:
      perché tal che qui grande ha su gli Argivi
      tutti possanza, e a cui l'Acheo s'inchina,
      n'andrà, per mio pensar, molto sdegnoso.
      Quando il potente col minor s'adira,
      reprime ei sì del suo rancor la vampaper alcun tempo, ma nel cor la cova,
      finché prorompa alla vendetta. Or dinnese salvo mi farai. - Parla securo,
      rispose Achille, e del tuo cor l'arcano,
      qual ch'ei si sia, di' franco. Per Apollo
      che pregato da te ti squarcia il velode' fati, e aperto tu li mostri a noi,
      per questo Apollo a Giove caro io giuro:
      nessun, finch'io m'avrò spirto e pupilla,
      con empia mano innanzi a queste navioserà vïolar la tua persona,
      nessuno degli Achei; no, s'anco parlid'Agamennón che sé medesmo or vanta
      dell'esercito tutto il più possente.
      Allor fe' core il buon profeta, e disse:
      né d'obblïati sacrifici il Dio


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Iliade
di Homerus (Omero)
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