Pagina (33/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      mandâr gli Achivi un altissimo gridosomigliante al muggir d'onda spezzata
      all'alto lido ove il soffiar la cacciadi furioso Noto incontro ai fianchi
      di prominente scoglio, flagellatoda tutti i venti e da perpetue spume.
      Si levâr frettolosi, si disperseroper le navi, destâr per tutto il lido
      globi di fumo, ed imbandîr le mense.
      Chi a questo dio sacrifica, chi a quello,
      al suo ciascun si raccomanda, e il pregadi camparlo da morte nella pugna.
      Ma il re de' prodi Agamennóne un pinguetoro quinquenne al più possente nume
      sagrifica, e convita i più prestanti:
      Nestore primamente e Idomenèo,
      quindi entrambi gli Aiaci, e di Tidèo
      l'inclito figlio, e sesto il divo Ulisse.
      Spontaneo venne Menelao, cui notoera il travaglio del fratello. E questi
      fêr di sé stessi una corona intornoalla vittima, e preso il salso farro
      nel mezzo Agamennóne orando disse:
      Glorioso de' nembi adunatoreMassimo Giove abitator dell'etra,
      pria che il sole tramonti e l'aria imbruni,
      fa che fumanti al suol di Priamo io gettigli alti palagi, e d'ostil fiamma avvampi
      le regie porte; fa che la mia lanciasquarci l'usbergo dell'ettòreo petto,
      e che dintorno a lui molti suoi fidiboccon distesi mordano la polve.
      Disse; ed il nume l'olocausto accolse,
      ma non il voto, e a lui più lutto ancorapreparando venìa. Finito il prego
      e sparso il farro, ed incurvato all'aradella vittima il collo, la scannaro,
      la discuoiaro, ne squartâr le cosce,
      le rivestîr di doppio zirbo, e sopraposervi i crudi brani. Indi la fiamma
      d'aride schegge alimentando, a quellacocean gli entragni nello spiedo infissi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Achivi Noto Agamennóne Idomenèo Aiaci Tidèo Ulisse Menelao Agamennóne Giove Priamo