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      e questa č squadra di quaranta antenne.
      Venti da Cifo e due Gunčo ne guidad'Enďeni onerose e di Perebi,
      franchi soldati, e di color che intornoalla fredda Dodona avean la stanza,
      e di quelli che solcano gli amenicampi cui l'onda titaresia irriga,
      rivo gentil che nel Penčo devolvele sue bell'acque, né perň le mesce
      con gli argenti penči, ma vi galleggiacome liquida oliva; ché di Stige
      (giuramento tremendo) egli č ruscello.
      Ultimo vien di Tentredone il figlioil veloce Protňo, duce ai Magneti
      dal bel Penčo mandati e dal frondosoPelio. Il seguěan quaranta navi. E questi
      fur dell'achiva armata i capitani.
      Dimmi or, Musa, chi fosse il piů valentedi tanti duci e de' cavalli insieme
      che gli Atridi seguîr. Prestanti assaieran le ferezďadi puledre
      ch'Eumčlo maneggiava, agili e rattecome penna d'augello, ambe d'un pelo,
      d'etŕ pari e di dosso a dritto filo.
      Il vibrator del curvo arco d'argentoFebo educolle ne' pďerii prati,
      e portavan di Marte la pauranelle battaglie. Degli eroi primiero
      era l'Aiace Telamonio, mentreperseverň nell'ira il grande Achille,
      il piů forte di tutti; e innanzi a tuttiivan di pregio i corridor portanti
      l'incomparabil Tessalo. Ma questinelle ricurve navi si giacea
      inoperoso, e sempre spirante iracontro l'Atride Agamennóne. Intanto
      lunghesso il mare al disco, all'asta, all'arcoi suoi guerrieri si prendean diletto.
      Ozďosi i cavalli appo i lor cocchipasceano l'apio paludoso e il loto,
      e i cocchi si giacean coperti e mutinelle tende dei duci, e i duci istessi,
      del bellicoso eroe desiderosi,
      givan pel campo vagabondi e inerti.


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Iliade
di Homerus (Omero)
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