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      è nel nostro volere. Or se t'aggradach'io scenda a duellar, fa che l'achee
      squadre e le teucre seggansi tranquille,
      e me nel mezzo e Menelao metteted'Elena armati a terminar la lite,
      e di tutto il tesor di ch'ella è ricca.
      Qual si vinca di noi s'abbia la donnacon tutto insieme il suo regal corredo,
      e via la meni alle sue case; e tuttisu le percosse vittime giurando
      amistà, voi di Troia abiteretel'alma terra securi, e quelli in Argo
      faran ritorno e nell'Acaia in braccioalle vaghe lor donne. - A questo dire
      brillò di gioia Ettorre, ed elevandol'asta brandita e procedendo in mezzo,
      di sostarsi fe' cenno alle sue schiere.
      Tutte fêr alto: ma gl'infesti Achei
      a saettar si diero alla sua mirae dardi e sassi, infin che forte alzando
      la voce Agamennón: Cessate, ei grida,
      cessate, Argivi; non vibrate, Achei,
      ch'egli par che parlarne il bellicosoEttore brami. - Riverenti tutti
      cessâr le offese, e si fur queti. Allorafra questo campo e quello Ettor sì disse:
      Troiani, Achivi, dal mio labbro uditeciò che parla Alessandro, esso per cui
      fra noi surta ed accesa è tanta guerra.
      Egli vuol che de' Teucri e degli Achei
      quete stian l'armi, e sia da solo a solocol bellicoso Menelao decisa
      d'Elena la querela, e in un di quantaricchezza le pertien. Quegli de' due
      che rimarrassi vincitor, si prendala bella donna, e in sua magion l'adduca
      col tutto che possiede: e sia tra noicon saldi patti l'amistà giurata.
      Disse; e tutti ammutîr. Ma non già mutosi restò Menelao, che doloroso,
      Me pur, gridava, me me pure udite,
      ché il primo offeso mi son io.


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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