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      e lo strale fuggì desiderosodi volar fra le turbe. Ma non fûro
      immemori di te, tradito Atride,
      in quel punto gli Dei. L'armipotentefiglia di Giove si parò davanti
      al mortifero telo, e dal tuo corpolo devïò sollecita, siccome
      tenera madre che dal caro voltodel bambino che dorme un dolce sonno,
      scaccia l'insetto che gli ronza intorno.
      Ella stessa la Dea drizzò lo straleove appunto il bel cinto era frenato
      dall'auree fibbie, e si stendea davantiqual secondo torace. Ivi l'acerbo
      quadrello cadde, e traforando il cintonel panzeron s'infisse e nella piastra
      che dalle frecce il corpo gli schermìa.
      Questa gli valse allor d'assai, ma purepassolla il dardo, e ne sfiorò la pelle,
      sì che tosto diè sangue la ferita.
      Come quando meonia o caria donnatinge d'ostro un avorio, onde fregiarne
      di superbo destriero le mascelle;
      molti d'averlo cavalieri han brama;
      ma in chiusa stanza ei serbasi bel donoa qualche sire, adornamento e pompa
      del cavallo ed in un del cavaliero:
      così di sangue imporporossi, Atride,
      la tua bell'anca, e per lo stinco all'imocalcagno corse la vermiglia riga.
      Raccapricciossi a questa vista il regeAgamennón, raccapricciò lo stesso
      marzïal Menelao; ma quando ei videfuor della polpa l'amo dello strale,
      gli tornò tosto il core, e si rïebbe.
      Per man tenealo intanto Agamennóne,
      ed altamente fra i dolenti amicisospirando dicea: Caro fratello,
      perché qui morto tu mi fossi, io dunquegiurai l'accordo, te mettendo solo
      per gli Achivi a pugnar contra i Troiani,
      contra i Troiani che l'accordo han rotto,
      e a tradimento ti ferîr? Ma vano


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Iliade
di Homerus (Omero)
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