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      - Si volseall'araldo, ciò detto, e, Va, soggiunse,
      vola, o Taltibio, e fa che ratto il figliod'Esculapio, divin medicatore,
      Macaon qua ne vegna, e degli Achei
      al forte duce Menelao soccorra,
      cui di freccia ferì qualche troianoo licio saettier che sé di gloria,
      noi di lutto coprì. - Disse, e l'araldotra le falangi achee corse veloce
      in traccia dell'eroe. Ritto lo videfra lo stuolo de' prodi che da Tricca
      altrice di corsier l'avea seguìto:
      appressossi, e con rapide parole,
      Vien, gli disse, t'affretta, o Macaone;
      Agamennón ti chiama: il valorosoMenelao fu di stral colto da qualche
      licio arciero o troiano che superbova del nostro dolor. Corri, e lo sana.
      Al tristo annunzio si commosse il figliod'Esculapio; e veloci attraversando
      il largo campo acheo, fur tosto al locoove al ferito dëiforme Atride
      facean cerchio i migliori. Incontanentedal balteo estrasse Macaon lo strale,
      di cui curvârsi nell'uscir gli acutiami: disciolse ei quindi il vergolato
      cinto e il torace colla ferrea fasciasovrapposta; e scoperta la ferita,
      succhionne il sangue, e destro la cosparsedei lenitivi farmaci che al padre,
      d'amor pegno, insegnati avea Chirone.
      Mentre questi alla cura intenti sonodel bellicoso Atride, ecco i Troiani
      marciar di nuovo con gli scudi al petto,
      e di nuovo gli Achei l'armi vestiredi battaglia bramosi. Allor vedevi
      non assonnarsi, non dubbiar, né pugnaschivar l'illustre Agamennón; ma ratto
      volar nel campo della gloria. Il carroe i fervidi destrier tratti in disparte
      lascia all'auriga Eurimedonte, figliodel Piraìde Tolomèo; gl'impone


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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