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      e dal cimiero che di chiome equinealto su l'elmo orribilmente ondeggia.
      Sorrise il genitor, sorrise anch'ellala veneranda madre; e dalla fronte
      l'intenerito eroe tosto si tolsel'elmo, e raggiante sul terren lo pose.
      Indi baciato con immenso affetto,
      e dolcemente tra le mani alquantopalleggiato l'infante, alzollo al cielo,
      e supplice sclamò: Giove pietosoe voi tutti, o Celesti, ah concedete
      che di me degno un dì questo mio figliosia splendor della patria, e de' Troiani
      forte e possente regnator. Deh fateche il veggendo tornar dalla battaglia
      dell'armi onusto de' nemici uccisi,
      dica talun: Non fu sì forte il padre:
      E il cor materno nell'udirlo esulti.
      Così dicendo, in braccio alla dilettasposa egli cesse il pargoletto; ed ella
      con un misto di pianti almo sorrisolo si raccolse all'odoroso seno.
      Di secreta pietà l'alma percossoriguardolla il marito, e colla mano
      accarezzando la dolente: Oh! disse,
      diletta mia, ti prego; oltre misuranon attristarti a mia cagion. Nessuno,
      se il mio punto fatal non giunse ancora,
      spingerammi a Pluton: ma nullo al mondo,
      sia vil, sia forte, si sottragge al fato.
      Or ti rincasa, e a' tuoi lavori intendi,
      alla spola, al pennecchio, e delle ancelleveglia su l'opre; e a noi, quanti nascemmo
      fra le dardanie mura, a me primierolascia i doveri dell'acerba guerra.
      Raccolse al terminar di questi accentil'elmo dal suolo il generoso Ettorre,
      e muta alla magion la via ripresel'amata donna, riguardando indietro,
      e amaramente lagrimando. Giuntaagli ettorei palagi, ivi raccolte
      trovò le ancelle, e le commosse al pianto.


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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