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      altri con lame di lucente ferro;
      qual con pelli bovine, e qual col corpodel bue medesmo, o di robusto schiavo.
      Lieto adunque imbandîr pronto convitogli Achivi, e tutta banchettâr la notte.
      Banchettava del par nella cittadecon gli alleati la dardania gente.
      Ma tutta notte di Saturno il figliocon terribili tuoni annunzïava
      alte sventure nel suo senno ordite.
      Di pallido terror tutti compresidalle tazze spargean le spume a terra
      devotamente, né veruno ardìaappressarvi le labbra, se libato
      pria non avesse al prepotente Giove.
      Corcârsi alfine, e su lor scese il sonno.
     
     
      LIBRO OTTAVO
     
     
      Già spiegava l'aurora il croceo velosul volto della terra, e co' Celesti
      su l'alto Olimpo il folgorante Giove
      tenea consiglio. Ei parla, e riverentistansi gli Eterni ad ascoltar: M'udite
      tutti, ed abbiate il mio voler palese;
      e nessuno di voi né DioDiva
      di frangere s'ardisca il mio decreto,
      ma tutti insieme il secondate, ond'iol'opra, che penso, a presto fin conduca.
      Qualunque degli Dei vedrò furtivopartir dal cielo, e scendere a soccorso
      de' Troiani o de' Greci, egli all'Olimpo
      di turpe piaga tornerassi offeso;
      o l'afferrando di mia mano io stesso,
      nel Tartaro remoto e tenebrosolo gitterò, voragine profonda
      che di bronzo ha la soglia e ferree porte,
      e tanto in giù nell'Orco s'inabissa,
      quanto va lungi dalla terra il cielo.
      Allor saprà che degli Dei son ioil più possente. E vuolsene la prova?
      D'oro al cielo appendete una catena,
      e tutti a questa v'attaccate, o Divi
      e voi Dive, e traete. E non per questodal ciel trarrete in terra il sommo Giove,


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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