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      più di grado s'adegui e di possanza.
      A me, se salvo raddurranmi i numial patrio tetto, a me scerrà lo stesso
      Pelèo lo sposa. Han molte Ellade e Ftia
      figlie di regi assai possenti: e qualedi lor vorrò, legittima e diletta
      moglie farolla, e mi godrò con essanella pace, a cui stanco il cor sospira,
      il paterno retaggio. E parmi in veroche di mia vita non pareggi il prezzo
      né tutta l'opulenza in Ilio accoltapria della giunta degli Achei, né quanto
      tesor si chiude nel marmoreo templodel saettante Apollo in sul petroso
      balzo di Pito. Racquistar si ponnoe tripodi e cavalli e armenti e greggi;
      ma l'alma, che passò del labbro il varco,
      chi la racquista? chi del freddo pettola riconduce a ravvivar la fiamma?
      Meco io porto (la Dea madre mel dice)
      doppio fato di morte. Se qui restoa pugnar sotto Troia, al patrio lido
      m'è tolto il ritornar, ma d'immortalegloria l'acquisto mi farò. Se riedo
      al dolce suol natìo, perdo la bellagloria, ma il fiore de' miei dì non fia
      tronco da morte innanzi tempo, ed iolieta godrommi e dïuturna vita.
      Questa m'eleggo, e gli altri tutti esortoa rimbarcarsi e abbandonar di Troia
      l'impossibil conquista. Il Dio de' tuonisu lei stese la mano, e rincorârsi
      i suoi guerrieri. Itene adunque, e comedi legati è dover, le mie risposte
      ai prenci achivi riferendo, diteche a preservar le navi e il campo argivo
      lor fa mestiero ruminar novellomiglior partito, ché il già preso è vano.
      Inesorata è l'ira mia. Fenicequi rimanga e riposi: al nuovo giorno
      seguirammi, se il vuole, alla dilettapatria. Di forza nol trarrò giammai.


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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