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      alla bella consorte Cleopatra,
      di Marpissa Evenina e del possenteIda figliuola, di quell'Ida io dico
      che tra' guerrieri de' suoi tempi il gridodi fortissimo avea, tanto che contra
      lo stesso Apollo per la tolta ninfaardì l'arco impugnar. Mutato poscia
      di Cleopatra il nome, i genitorila chiamaro Alcïon, perché simìle
      alla mesta Alcïon gemea la madrequando rapilla il saettante Iddio.
      Con gran furore intanto eran le portedi Calidone e le turrite mura
      combattute e percosse. Eletta schieradi venerandi vegli e sacerdoti
      a Meleagro deputati il pregadi venir, di respingere il nemico,
      a sua scelta offerendo di cinquantaiugeri il dono, del miglior terreno
      di tutto il caledonio almo paese,
      parte alle viti acconcio e parte al solco.
      Molto egli pure il genitor lo prega,
      dell'adirato figlio alle sublimisoglie traendo il senil fianco, e in voce
      supplicante del talamo picchiandoalle sbarrate porte. Anche le suore,
      anche la madre già pentita orandochiedean mercede; ed ei più fermo ognora
      la ricusava. Accorsero gli amicii più cari e diletti; e su quel core
      nulla poteva degli amici il prego:
      finché le porte da sonori e spessicolpi battute, lo fêr certo alfine
      che scalate i Cureti avean le mura,
      e messo il foco alla città. Piangentela sua bella consorte allor si fece
      a deprecarlo, ed alla mente tuttid'una presa città gli orrendi mali
      gli dipinse: trafitti i cittadini,
      arse le case, ed in catene i figlistrascinati e le spose. Si commosse
      all'atroce pensier l'alma superba,
      prese l'armi, volò, vinse, e gli Etòli
      salvò; ma solo dal suo cor sospinto.


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Iliade
di Homerus (Omero)
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