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      se alfin contro gli Achei non incitavaGiove l'ardir del figlio Sarpedonte,
      quale in mandra di buoi fiero lïone.
      Imbracciossi l'eroe subitamenteil bel rotondo scudo, ricoperto
      di ben condotto sottil bronzo, e dentrov'avea l'industre artefice cucito
      cuoi taurini a più doppi, e orlato intornod'aurea verga perenne il cerchio intero.
      Con questo innanzi al petto, e nella destradue lanciotti vibrando, incamminossi
      qual montano lïon che, stimolatoda lunga fame e dal gran cor, l'assalto
      tenta di pieno ben munito ovile;
      e quantunque da' cani e da' pastoritutti sull'armi custodito il trovi,
      senza prova non soffre esser respintodal pecorile, ma vi salta in mezzo
      e vi fa preda, o da veloce telodi man pronta riceve aspra ferita:
      tale il divino Sarpedon dal fortesuo cor quel muro ad assalir fu spinto
      e a spezzarne i ripari. E volto a Glauco
      d'Ippoloco figliuol, Glauco, gli disse,
      perché siam noi di seggio, e di vivandee di ricolme tazze innanzi a tutti
      nella Licia onorati ed ammiratipur come numi? Ond'è che lungo il Xanto
      una gran terra possediam d'amenosito, e di biade fertili e di viti?
      Certo acciocché primieri andiam tra' Licii
      nelle calde battaglie, onde alcun d'essigridar s'intenda: Glorïosi e degni
      son del comando i nostri re: squisita
      è lor vivanda, e dolce ambrosia il vino,
      ma grande il core, e nella pugna i primi.
      Se il fuggir dal conflitto, o caro amico,
      ne partorisse eterna giovinezza,
      non io certo vorrei primo di Marte
      i perigli affrontar, ned invitartia cercar gloria ne' guerrieri affanni.
      Ma mille essendo del morir le vie,


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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