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      il ferreo strale, e l'arco di man cadde.
      Inorridito si rivolse Teucro
      al suo fratello, e disse: Ohimè! precisedella nostra battaglia un Dio per certo
      tutta la speme, un Dio che dalla manol'arco mi scosse, e il nervo ne diruppe
      pur contorto di fresco, e ch'io medesmogli adattai questa mane, onde il frequente
      scoccar de' dardi sostener potesse.
      O mio diletto, gli rispose Aiace,
      poiché l'arco ti franse un Dio, nemicodell'onor degli Achivi, al suolo il lascia
      con esso le saette; e l'asta impugnae lo scudo, e co' Teucri entra in battaglia,
      ed agli altri fa core; onde, se preseesser denno le navi, almen non sia
      senza fatica la vittoria. Ad altronon pensiam dunque che a pugnar da forti.
      Corse Teucro alla tenda, e vi riposel'arco, e preso un brocchier che avea di quattro
      falde il tessuto, un elmo irto d'equinechiome al capo si pose; e orribilmente
      n'ondeggiava la cresta. Indi una saldalancia impugnata, a cui d'acuto ferro
      splendea la punta, s'avvïò veloce,
      e raggiunse il fratello. Intanto Ettorre,
      viste cader di Teucro le saette,
      le sue schiere incuorando, alto gridava:
      Teucri, Dardani, Licii, ecco il momentod'esser prodi, e mostrar fra queste navi
      il valor vostro, amici. Infrante ha Giove
      d'un gran nemico (con quest'occhi il vidi)
      le funeste quadrella. Agevolmentesi palesa del Dio l'alta possanza,
      sia ch'esalti il mortal, sia che gli piacciaabbassarne l'orgoglio, e l'abbandoni:
      siccome appunto degli Achivi or domala baldanza, e le nostre armi protegge.
      Pugnate adunque fortemente, e strettiquelle navi assalite.


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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