Pagina (312/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      già piegar la vittoria: e tuttavoltateneasi saldo alla salvezza intento
      degli amati compagni. Alfin, siccomeper l'etere sereno al cielo ascende
      su dal monte una nube allor che Giove
      tenebrosa solleva la tempesta:
      non altrimenti dalle navi i Teucri
      dier volta urlando, e non avea ritegnoil ritrarsi e il fuggir. Lo stesso Ettorre,
      via coll'armi dai rapidi destrieritrasportato in mal punto, la difesa
      abbandona de' suoi che la profondafossa accalca e impedisce. Ivi sossopra
      molti destrier precipitando spezzanoe timoni e tirelle, e conquassati
      lascian là dentro co' lor duci i carri.
      E Patroclo gl'incalza, ed incitandofieramente i compagni, alla suprema
      ruina anela de' Troiani. E questid'alte grida e di fuga empion già tutte
      sbaragliati le vie. Saliva al cielovorticosa di polve una procella:
      spaventati i cavalli a tutta brigliacorrean dal mare alla cittade; e dove
      maggior vede l'eroe turba e scompigliominaccioso gridando a quella volta
      drizza la biga. Traboccar dai cocchivedi sotto le ruote i fuggitivi,
      e i vôti cocchi sobbalzando volanorisonanti. Varcâr d'un salto il fosso
      gl'immortali destrieri oltre anelando,
      i destrier che a Pelèo diero gli Deipreclaro dono. E tuttavia l'eroe
      contra Ettòr li flagella, desïosopur d'arrivarlo e di ferir. Ma lui
      traean già lunge i corridor veloci.
      Come d'autunno procelloso nembotutta inonda la terra, allor che Giove
      densissime dal ciel versa le pioggequando contra i mortali arma il suo sdegno,
      i quai, cacciata la giustizia in bandoe la vendetta degli Dei schernita,
      vïolente nel fòro e nequitose


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Giove Teucri Ettorre Patroclo Troiani Pelèo Ettòr Giove