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      Ettore, a che del bellicoso Achille,
      senza speranza d'arrivarli, inseguigl'immortali corsieri? Umana destra
      mal li doma, e guidarli altri non puoteche Achille, germe d'una Diva. Intanto
      il forte Atride Menelao la salmadi Patroclo salvando, a morte ha messo
      un illustre Troian, di Panto il figlio,
      e ne spense il valor. - Ciò detto, il Dio
      ritornò nella mischia. Alto dolorel'ettòreo petto circondò: rivolse
      l'eroe lo sguardo per le file in giro,
      e tosto dell'esimie armi vedutoil rapitore, e l'altro al suol giacente
      in un lago di sangue, oltre si spinsescintillante nel ferro come lingua
      del vivo fuoco di Vulcano, e miseacuto un grido. Udillo, e sospirando
      nel segreto suo cor disse l'Atride:
      Misero che farò? Se queste bellearmi abbandono e di Menèzio il figlio
      per onor mio qui steso, alla mia fugagli Achei per certo insulteran; se solo,
      da pudor vinto, con Ettòr mi provoe co' suoi forti, io sol da molti oppresso
      cadrò, ché tutti il condottier troianoseco i Teucri ne mena a questa volta.
      Ma che dubbia il mio cor? Chi con avversinumi un guerrier, che sia lor caro, affronta,
      corre alla sua ruina. Alcun non fiadunque de' Greci che con me s'adiri
      se davanti ad Ettorre, a lui che pugnaper comando d'un nume, io mi ritraggo.
      Pur se avverrà che in qualche parte io troviil magnanimo Aiace, entrambi all'armi
      ritorneremo allor, pur contra un Dio,
      e a sollievo de' mali opra faremodi trar salvo ad Achille il morto amico.
      Mentre tai cose gli ragiona il core,
      da Ettore precorse ecco de' Teucri
      sopravvenir le schiere. Allora ei cesse,


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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