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      già venute in balìa sono d'Ettorre.
      All'annunzio crudel muto d'orroreAntìloco restò: di pianto un fiume
      gli affogò le parole, e nondimeno,
      l'armi in fretta rimesse al suo compagnoLaòdoco che fido a lui dappresso
      i destrier gli reggea, corse d'Atride
      il cenno ad eseguir. Piangea dirotto,
      e volava l'eroe fuor della pugnanunzio ad Achille della rea novella.
      Del dipartir d'Antìloco dolentie bramose di lui le pilie schiere
      in periglio restâr; né tu potendodar loro aita, o Menelao, mettesti
      alla lor testa il generoso duceTrasimède, e di nuovo alla difesa
      del morto eroe tornasti; e degli Aiaci
      giunto al cospetto, sostenesti il piede,
      e dicesti: Alle navi io l'ho speditoverso il Pelìde: ma ch'ei pronto or vegna,
      benché crucciato con Ettòr, nol credo;
      ché per conto verun non fia ch'ei vogliapugnar co' Teucri disarmato. Or dunque
      la miglior guisa risolviam noi stessidi sottrarre al furor dell'inimico
      quell'estinto, e campar le proprie vite.
      Saggio parlasti, o Menelao, risposeil grande Aiace Telamònio. Or tosto
      tu dunque e Merïon sotto all'esanguemettetevi, e sul dosso alto il portate
      fuor del tumulto: frenerem da tergonoi de' Troiani e d'Ettore l'assalto,
      noi che pari di nome e d'ardimentola pugna uniti a sostener siam usi.
      Disse; e quelli da terra alto levaroil morto tra le braccia. A cotal vista
      urlò la troica turba, e difilossifuribonda, di cani a simiglianza
      che precorrendo i cacciator s'avventanoa ferito cinghial, desiderosi
      di farlo in brani: ma se quei repentedi sua forza securo in lor converte
      l'orrido grifo, immantinente tutti


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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