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      contra i Troiani co' Troiani iratamacchinar qualche offesa io non dovea?
      Mentre seguìan tra lor queste contese,
      Teti agli alberghi di Vulcan pervenne;
      stellati eterni rilucenti alberghi,
      fra i celesti i più belli, e dallo stessoVulcan costrutti di massiccio bronzo.
      Tutto in sudor trovollo affaccendatode' mantici al lavoro. Avea per mano
      dieci tripodi e dieci, adornamentodi palagio regal. Sopposte a tutti
      d'oro avea le rotelle, onde ne gisseda sé ciascuno all'assemblea de' numi,
      e da sé ne tornasse onde si tolse:
      maraviglia a vederli! Omai compiutol'ammirando lavor, solo restava
      ch'ei v'adattasse le polite orecchie,
      e appunto all'uopo n'aguzzava i chiovi.
      Mentre venìa tai cose elaborandocon egregio artificio, entro la soglia
      l'alma Teti mettea l'argenteo piede.
      La vide, e le si fe' Càrite incontroornata il capo d'eleganti bende,
      dell'inclito Vulcan moglie vezzosa:
      per man la strinse, e il roseo labbro aprendo,
      Qual, le disse, cagione, o bella Teti,
      ti guida inaspettata a queste case?
      Rado suoli onorarle, e nondimenosempre cara vi giungi e riverita.
      Inóltrati, perch'io pronta t'apprestile vivande ospitali. - E sì dicendo,
      la bellissima Dea l'altra introdusse,
      e in un bel seggio collocolla, ornatod'argentee borchie a lavorìo gentile
      col suo sgabello al piede. Indi a chiamarnecorse l'esimio fabbro, e sì gli disse:
      Vieni, Vulcan, ché ti vuol Teti. - Ed egli:
      Venerevole Diva e d'onor degnanella casa mi venne. Ella malconcio
      e afflitto mi salvò quando dal cielomi feo gittar l'invereconda madre,
      che il distorto mio piè volea celato;


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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