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      né più s'indugi, ché il da farsi è assai.
      Uop'è che Achille in campo rieda e sperdale troiane falangi, e ch'altri il vegga,
      e l'esempio n'imiti. - Illustre Achille,
      soggiunse allor l'accorto Ulisse, è grandeil tuo valor; ma non menar digiuni
      contro i Teucri gli Achei. Venuti al cozzouna volta gli eserciti, e infiammati
      quinci e quindi da un Dio, non fia sì brevel'aspro certame. Nelle navi adunque
      comanda che di cibo e di bevanda,
      fonte di forza, si ristaurin tutti,
      ché digiuno soldato un giorno interofino al tramonto non sostiene la pugna.
      Sete, fame, fatica a poco a pocodòman anco i più forti, e dispossato
      casca il ginocchio. Ma guerrier, cui freschetornò le forze il cibo, il giorno tutto
      intrepido combatte, e sua stanchezzasol col finirsi del conflitto ei sente.
      Dunque il campo congeda, e fa che prontemense imbandisca. Agamennón frattanto
      qua rechi i doni, onde ogni Acheo li vegga,
      e il tuo cor ne gioisca. Indi nel mezzodel parlamento il re si levi, e giuri
      che mai non giacque colla tua fanciulla;
      e questo giuro il cor ti plachi. Ei poscia,
      perché nulla si fraudi al tuo diritto,
      di lauto desco nella propria tendati presenti e t'onori. E tu più giusto
      móstrati, Atride, in avvenir, ché belloregal atto è il placar, qual sia, l'offeso.
      A questo il sire Agamennón: M'è grato,
      Ulisse, il saggio e acconciamente espressotuo ragionar. Io giurerò dall'imo
      cuor, né dinanzi al Dio sarò spergiuro.
      Ma tempri Achille del pugnar la fogasino che giunga il donativo; e il sangue
      della vittima fermi il giuramento,
      qui presenti voi tutti.


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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